Spinoza (Castelvecchi) by Karl Jaspers

Spinoza (Castelvecchi) by Karl Jaspers

autore:Karl Jaspers [Jaspers, Karl]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Saggistica
ISBN: 9788869442896
editore: Castelvecchi
pubblicato: 2015-04-21T22:00:00+00:00


L’intellezione di questa necessità genera la forza d’animo (fortitudo), ovvero gli affetti che danno slancio, potenti, attivi. Spinoza chiama la forza d’animo potenza volitiva (animositas), intesa come capacità di conservare il proprio essere secondo i soli dettami della ragione, nonché della magnanimità (generositas), ovvero il venire in aiuto del prossimo unendosi a lui con amicizia, unicamente perché la ragione lo comanda.

L’uomo forte d’animo non odia né invidia nessuno, non va in collera né si indigna, né disprezza nessuno, e non ha la minima superbia. Egli sa «che tutto ciò che pensa essere buono o cattivo e che inoltre appare contrario al costume, atroce, ingiusto e disonorevole, nasce dal fatto che concepisce le cose stesse nel disordine più completo, in modo parziale e confuso» (E4P73S, p. 1537). La sua intellezione della necessità dissolve questa confusione. Allora «certamente non troverà nulla degno di odio, di riso o di disprezzo, e neanche avrà compassione per qualcuno ma, per quanto gli è possibile, si sforzerà di agire bene e di rallegrarsi» (E4P73S, p. 1537).

4. Caratteristica. Questo atteggiamento fondamentale si distingue dall’imperturbabilità stoica, che sembrerebbe affine al concetto spinoziano di cui si tratta, in quanto ricco di un contenuto di certezza di Dio, così lontano dalla certezza stoica come la ragione spinoziana del terzo genere di conoscenza (scientia intuitiva) è distante dalla ragione razionale stoica e come ancora l’autoaffermazione di una egoità assoluta e determinata, propria degli stoici, dista dall’autoaffermazione della condotta tranquilla in Spinoza.

A confronto degli stoici, inoltre, Spinoza è privo di ogni violenza. Non vi si rintracciano prescrizioni per coartare o dominare se stessi. Una simile costrizione, anzi, è da lui riconosciuta come inefficace (l’affetto può essere superato solo da un altro affetto) e Spinoza vede quali conseguenze dannose e contro natura provengano dalla costrizione. Poiché la ragione fa svanire gli affetti senza combatterli, le prescrizioni di Spinoza sono dirette solo all’acquisto di attività della conoscenza. Egli sa che in tal modo procede sulla via della necessità naturale. Né tormento, né ostinazione, né costrizione si trovano in Spinoza; piuttosto sorge in lui la disposizione al distaccato riconoscimento di tutte le cose, al di là del bene e del male.

Il pensiero spinoziano non può neanche confrontarsi con l’esigenza morale della ragione kantiana. Spinoza nega che nella ragione stessa sorga spontanea un’esigenza incondizionata con la potenza di un comando. Egli, pertanto, certo conosce regole di vita, ma non imperativi, né divieti, né un’ubbidienza verso la legge morale conosciuta e neanche la conseguente violenza su se stessi. Per Spinoza, dove la ragione si fa luminosa, la moralità secondo la legge naturale sorge da sola, in quanto, essendo divina, coincide con la stessa ragione.

Il modo in cui Spinoza intende il Cristo è caratteristico della sua filosofia. Egli crede che Cristo abbia avuto una perfezione maggiore di ogni altro uomo. A lui fu «immediatamente rivelato, senza parola né volto» (TTP1, 18, p. 665), il piano della salvezza divina. «Al di fuori di Cristo nessuno ha ricevuto la rivelazione di Dio senza l’aiuto dell’immaginazione, cioè senza l’ausilio di parole e immagini» (TTP1, 20, p.



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